sabato 3 ottobre 2009

Napolitano e lo Scudo Fiscale

Alla preghiera che si leva da decine di migliaia di voci - non firmare lo scudo fiscale, caro Nappy - questa la sua risposta:
«Nella Costituzione c'è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi, il Parlamento rivota un'altra volta la stessa legge e a quel punto io sono obbligato a firmare. Questo voi non lo sapete? Se mi dite non firmare, non significa niente».

Sbaglio io, o N. si è scavato la fossa da solo? Sbaglio io, o è opinione uniforme della dottrina che l'art. 74 sia da intendersi come vincolante il Presidente ad un obbligo di controllo di costituzionalità di ogni legge?
Ero convinto che l'unico motivo per cui un Presidente non rinvia una legge è che non ravvisa alcun profilo di incostituzionalità.
A quanto pare, però, N. ha appena deciso che i compiti a lui preposti dalla Costituzione sono "superflui": tanto, se il Parlamento vuole, la rimanda indietro uguale. A quanto pare N. si sente in diritto di identificare la sua persona con il ruolo stesso di Capo dello Stato, e delegittimare con nonchalance la carica stessa: come se gli appartenesse, e lui potesse deciderne obblighi e libertà.

Cosa ancora più inquietante, un'affermazione del genere rischia tanto di suonare come "Lo so che la legge è incostituzionale, ma me ne fotto: tanto è inutile rimandarla". Il che si configurerebbe come consapevole sottrazione ad un obbligo costituzionale, e non come mero comportamento negligente.

"Se mi dite non firmare, non significa niente". Il vecchio cane sputa con tranquillità sulla Costituzione stessa, ma ha dalla sua la scusante dell'ignoranza: nient'altro potrebbe giustificare una dichiarazione così autolesiva, se non l'ignoranza.
Bravo Nappy.
Per fortuna c'è in giro chi la Costituzione la conosce un pò più di te.